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Viaggio in Olanda - 5-16 Luglio 1969

 

Dai miei diari di viaggio, racconto l'esperienza in Olanda e le impressioni sulla chiesa cattolica olandese. (nella foto il mercato dei fiori di Amsterdam).



Venerdì 4 luglio, fatti i bagagli, parto per Firenze verso le 19,00; in treno trovo una signora con un giovanottello che pure vanno a Firenze, non solo, ma allo stesso albergo dove io ho prenotato una camera, cosicchè c’è chi mi porta la valigia fino “in loco”.

Dopo una bella doccia, me ne vado a riposare; alle 7,00 sveglia e, rifatte le valigie, via alla Meridiana, centro scambi culturali che ha organizzato il nostro viaggio: niente di più facile: faccio chiamare un taxi che, dopo qualche rigiro, mi scodella in via della Fortezza 6 dove già vedo un certo movimento; c’è, per esempio, una signorina che sta portando anche lei le sue valigie nell’atrio della Meridiana e mi sembra un po’ superbiosa: è Luciana Bresci che poi si rivelerà per una bonacciona, timida e silenziosa; vedo una copia del Catechismo Olandese tradotto in italiano, ma non lo compro per non aumentare i miei già pesanti bagagli.


I viaggiatori arrivano ed ecco Nazario Chiesi con Maria Bracco che già conobbi l’anno scorso a Parigi; ci salutiamo contenti, e dopo una mezz’oretta, partiamo a bordo di un bellissimo pullman da gran turismo.

Adriana Zarri, teologa malvista dalla Curia romana, guida la brigata coadiuvata da un gruppetto di giovani che poi si dichiareranno (i maschi almeno) appartenenti al P.S.I.U.P..

Si procede fino ad Ivrea dove ci aspettano altri amici; tra questi c’è anche Ettore De Georgis, un simpaticone già conosciuto a Parigi che ci accoglie con grandi manifestazioni di amicizia; ci sono anche tre preti che, aggiunti ai due che già avevamo a bordo (Don Pezzini e Don Nardi di Lucca), faranno cinque e sono: Don Ossola di Ivrea, Don Gutina, torinese e Don Bossi di Milano; con loro sono anche i due Frigerio marito e moglie già conosciuti a Parigi.

Si va a pranzare in grande allegria; si riparte quindi, alla volta di Martigny cantando cori alpini di cui sono animatori Maria e Don Bossi, un prete piuttosto anziano, ma assai vivace, tipico esemplare degli oratòri e dei boy-scout, che mi è cordialmente antipatico.


Arriviamo a Martigny, un paesotto poco al di là del confine svizzero e, dopo una parca cena, andiamo a dormire in certe graziose camerette a due letti con doccia.

Al mattino si parte diretti a Basilea; la signorina Zarri ci tiene una impegnativa conferenza circa la situazione degli studi teologici oggi, illustrandoci un po’ la posizione dell’Olanda a questo proposito.

Il paesaggio è assai vario e interessante; sul pullman ci scambiano i posti; io capito accanto a Don Gutina e intavoliamo una discussione vagamente sociologica; è un prete abbastanza giovane, ma assai arretrato nelle idee; parla come un benessitario soddisfatto ed io mi allontano un po’ scocciata; Ettore ha già cominciato a pontificare su Bonhoeffer, Mounier, Hans Kung ecc.; cantiamo in molti e pian piano arriviamo a Basilea dove tira un gran vento e piove; infreddoliti, saltelliamo fino all’albergo dove pranziamo a base di maiale e patate; compriamo alcune cartoline e ripartiamo.


In pullman fioriscono le discussioni e i canti; arriviamo a Wiesbaden verso sera; alloggiamo in un albergo vecchiotto e molto teutonico con un cameriere dalla faccia tipicamente tedesca che non capisce granchè delle elucubrazioni di Ettore sulla birra.

Dopo cena Maria ed io andiamo a fare due passi, ma ben presto torniamo all’albergo perché alcuni neri hanno dimostrato un eccessivo interesse nei nostri riguardi; così troviamo Ettore e Sebastiano, un siciliano con la faccia caratteristica di un certo ambiente borghese.

Facciamo il giro dell’isolato chiacchierando e ci ritroviamo in una birreria dove già stavano Don Ossola e qualche altro; Don Ossola è un grosso prete di Ivrea, un po’ anziano, con una buona faccia paterna assai simpatico.


Al mattino, dopo avere assistito alla Messa in una bella chiesa gotica, partiamo di nuovo per Duisburg dove arriviamo verso l’una affamati, stanchi e raffreddati perché tira un forte vento e fa freddo.

L’albergo in cui pranziamo sorge in una piazzetta nel centro della città, è piuttosto moderno e confortevole; a tavola faccio conoscenza con due ragazze di Firenze una delle quali è della Casella, un ambiente assai vicino all’Isolotto; sono due zitelle dell’Azione Cattolica, ma non sono antipatiche, hanno solo un’aria un po’ vecchiotta.

Ripartiamo allegramente alla volta dell’Olanda e arriviamo a Leiden da dove proseguiamo per Oud-Poelgest; il paesaggio è cambiato in confronto a quello tedesco; si incontrano numerose mandrie di mucche, grandi campi verdi, canali e mulini a vento in disarmo.


Nelle cittadine che attraversiamo ci colpisce la grazia delle casette allineate sulle strade e colorate dall’abbondanza dei fiori; arriviamo al castello di Oud-Poelgest verso sera; ci aspetta un giovane aitante e assai simpatico, Karl Beckers, che a cena ci dà il benvenuto in un italiano piuttosto impreciso, ma perfettamente comprensibile.

La cena è piuttosto deludente: latte, caffè lungo, the, margarina, vari tipi di marmellate e pane di segale; comunque ceniamo allegramente e, dopo varie chiacchiere, ci ritiriamo.

Al mattino ci rechiamo a Messa; i nostri preti concelebrano in una sala del castello e la cosa è piuttosto suggestiva; sono arrivati altri tre italiani dalla Sardegna: Don Camillo, Don Rosso e Salvatore Masala.

La colazione somiglia sorprendentemente alla cena.

Dalla sala dei convegni giunge il trillo di un campanello: ha inizio l’apertura del seminario; in fila, come scolaretti, tutti ci avviamo ad ascoltare i conferenzieri che ci chiariranno le idee sul cattolicesimo olandese.

Una settimana, anche se densa di incontri e di discussioni, non è certo sufficiente per potersi fare un’idea del cattolicesimo olandese; tuttavia per chi, come me, arriva in Olanda da un paese della Maremma dove le novità in campo religioso stentano ad attecchire, anche una semplice presa di contatto può risultare illuminante.


Qualche lettura ed una certa informazione circa le notizie dal mondo del ”dissenso cattolico” mi hanno permesso di non avere grosse sorprese, ma una cosa è leggere e un’altra cosa è parlare con esseri umani profondamente inseriti in una realtà così diversa da quella di casa mia; prima di tutto devo dire che i contatti con personalità di rilievo quali il Dr. B.J. Hemelsoet, professore della facoltà di teologia ad Amsterdam, o il Dr. L.J.M. ter Steeg, segretario della Conferenza Episcopale di Olanda, sono stati facilitati, oltre che dalle doti personali degli interlocutori, anche da una totale assenza di trionfalismo che ha messo totalmente a loro agio noi “profani”.

Quasi tutti i conferenzieri inoltre, in grande maggioranza sacerdoti, avendo studiato a Roma, espongono in un ottimo italiano e ciò facilita non poco lo scambio di idee.


Gli aspetti emersi del nuovo cattolicesimo olandese mi sono parsi quanto mai stimolanti e ricchi di prospettive a parte qualche inevitabile perplessità; c’è sicuramente, a mio parere, un’interiorizzazione in atto del Messaggio Evangelico, che rifiuta ogni schematismo ed ogni apriorismo tradizionale; gli uomini di punta del movimento innovatore hanno preso coscienza di una problematica che sta a fondamento della situazione odierna del cattolicesimo mondiale: la tensione tra fede e religione.

Osserva in proposito il Dr. Steeg che “in religione si distingue tra sacro e profano, per esempio, nello spazio, nel tempo e nei ruoli sociali:

1) SPAZIO… sacro (chiesa ecc.) profano (casa, fabbrica ecc.)

2) TEMPO…. sacro (domeniche, feste comandate ecc.) profano (giorni di lavoro)

3) RUOLI SOCIALI… sacro (preti, clero in genere) profano (laici ecc.)


La religione ha una prassi caratteristica: la preghiera, la pratica religiosa ed ha anche un sapere caratteristico: la teologia; ora, se la teologia è fondata sulla rivelazione divina, la Sacra Scrittura è il suo punto di partenza per un confronto ed anche un dialogo con le varie culture che si vengono configurando nei secoli; nel Medio Evo la teologia è stata la scienza centrale a cui tutte le altre si subordinavano; oggi questa posizione di privilegio è in crisi e tutta la problematica dei rapporti tra cultura moderna e fede cristiana, si manifesta con questo confronto tra religione e fede.


”Se la religione predomina nella vita umana, c’è il pericolo di separare i settori e sperare di salvarsi nella prassi della Chiesa e non in quella della vita”… “non si tratta di desacralizzazione, ma di sacralizzazione generale”; col che non si nega affatto la necessità per l’uomo d’oggi, di un po’ di sacro per esprimere compiutamente la dimensione interiore della sua fede, ma c’è il rischio dell’alienazione, ”Dio stesso può diventare un idolo e, in quanto tale, alienante”.

L’istituzione è necessaria, ma fino ad oggi si è insistito troppo su di essa e troppo poco sulla fede personale, sulla coscienza, sulla libertà ecc.


Il Dr. Steeg sintetizza in due immagini contrapposte della Chiesa, la situazione attuale: c’è la Chiesa ovile che include l’idea di difesa, quindi di stasi e la Chiesa-gregge itinerante la quale include il rischio, ma anche la fiducia nella Spirito Santo che soffia su tutto il gregge e allevia la responsabilità di chi guida; da questa impostazione del problema, discendono conseguenze che, se da un lato possono dar luogo a qualche perplessità circa i modi di realizzazione talvolta improntati ad un pragmatismo assai spinto, dall’altro annunciano tempi nuovi in cui una maggiore e più responsabile aderenza al messaggio evangelico, può avere un’incidenza assai profonda in tutte le varie dimensioni della realtà, da quella più intimamente personale a quella più largamente sociale e politica; ciò include naturalmente una revisione del metodo e dei contenuti dell’educazione alla fede cattolica (v. catechismo olandese), della preparazione dei sacerdoti, dei rapporti tra gerarchia e popolo di Dio, dei rapporti tra Chiesa e Stato, tra cattolici e no, tra credenti e no ecc.; nessuno di questi problemi appare risolto definitivamente anche perché i cattolici olandesi di avanguardia rifuggono da ogni soluzione definitiva ed amano insistere sulla necessità di una posizione improntata insieme al rigore e all’umiltà, una posizione di continua ricerca.


Ma vediamo più concretamente come si configura oggi la Chiesa Cattolica in Olanda; il Dr. P.G. Van Hoojdonk, direttore dell’Istituto per la formazione pastorale ad Amsterdam, sostiene che, dopo l’ultima guerra mondiale, si è avuta in Olanda, una trasformazione della chiesa cattolica da popolare a volontaria intendendo con i due termini, da un lato la chiesa-istituto legalistico, basata sull’obbedienza passiva e sulla tradizione, dall’altro la chiesa-istituto democratico di cui fanno parte i cattolici che sono tali per convinzione personale; si è avuta quindi una progressiva aconfessionalizzazione dei cattolici per esempio negli istituti di carità che sono divenuti istituti di assistenza sociale completamente sganciati dallo Stato; quanto poi alla preparazione dei sacerdoti, i seminari maggiori sono stati aboliti; si sono invece istituite nelle maggiori città, varie facoltà di teologia dove gli studenti non sono vincolati al sacerdozio e purtroppo molti vi rinunciano a causa dell’obbligo del celibato.


Dopo gli studi di teologia, gli aspiranti sacerdoti intraprendono una specie di tirocinio presso l’Istituto Pastorale; qui infatti si occupano del catechismo, della predicazione, fanno visite alle case, assistono ai colloqui pastorali ecc.; ognuno presenta poi una relazione sul proprio lavoro, e questa viene discussa all’interno di vari gruppi che sono composti da circa dieci persone tra studenti e professori.

Questi stessi gruppi di cui fanno parte anche un sociologo ed uno psicologo, studiano inoltre, i modi di comunicazione tra studenti e popolo; come si può notare, la preparazione del sacerdote è in gran parte basata sull’esperienza pratica, sul contatto diretto con la realtà sociale, psicologica, politica e insomma largamente umana a cui l’azione pastorale sarà poi dedicata.


Sociologia e psicologia sono termini che ricorrono assai spesso nelle conversazioni con le varie personalità incontrate ed effettivamente si ha l’impressione che la nuova teologia, quella cioè che si è venuta sviluppando dalle conclusioni del Concilio Vaticano II, non possa più fare a meno di queste due scienze; esse infatti, servono a dare concretezza scientifica alla dimensione orizzontale del cristianesimo.

I rapporti tra gerarchia e popolo di Dio, alla luce dell’impostazione di base esposta di sopra, acquistano caratteristiche del tutto particolari come si può notare osservando il funzionamento del Concilio Pastorale di cui il Dr. R.V. Huysmans dell’Istituto pastorale della provincia di Olanda (il PINK), a Rotterdam, fornisce il seguente quadro: ”il Concilio Pastorale comprende sette diocesi con sette vescovi e due ausiliari; non ha alcuna forma giuridica obbligatoria; il suo scopo è riunire il popolo di Dio in una forma concentrata per il rinnovamento”; i vescovi si riuniscono a gruppi separati con laici, preti, religiosi, esperti, giornalisti ecc. formando un gruppo di circa 110 persone: nove vescovi, dieci rappresentanti per diocesi (sette laici e tre sacerdoti); dieci religiosi; restano poi circa quindici seggi che vengono assegnati secondo il volere dei vescovi; della commissione di studio fanno parte conservatori e progressisti; si cerca di sondare l’opinione pubblica con inchieste i cui risultati sono poi sottoposti all’Istituto di Sociologia applicata per essere studiati a fondo; la posizione dei vescovi nell’assemblea non è privilegiata, essi sono i primi a votare, ma la posizione del vescovo influisce se è valido quello che dice; quanto alle persone che partecipano all’assemblea non è il vescovo che le sceglie, ma la diocesi; di solito ci si informa presso movimenti di lavoratori e poi si discute sui nomi proposti.


La funzione specifica della gerarchia non è più ravvisata nella distribuzione dei valori centralmente formulati perché i valori già formulati (sostiene la Chiesa cattolica progressista di Olanda) non funzionano più; il laico non deve aspettarsi dalla gerarchia alcunchè di precostituito; il vescovo ha bisogno dei laici per meglio vedere la realtà nel suo insieme, nè appare più lecito distinguere i valori dogmatici, liturgici etici dalla realtà, ma essi stessi devono avere rispondenza in una realtà sociologica.


A chi obietta che la nuova teologia può apparire assai simile ad un certo tipo di psicosociologia, si risponde che anche la teologia classica, col suo schema piramidale (v. schizzo di seguito) rispecchiava un certo ambiente sociologico feudale e che oggi ci si orienta in un’altra dimensione sociologica, anche perché si è scoperto che la teologia non risolve nulla se non tiene conto della vita vissuta.


Ed è ancora sulla totalità dell’esperienza umana che si basa il nuovo Catechismo; per comprendere questo, basta confrontare il modo in cui è presentata la figura di Cristo nel testo del Catechismo Classico e quello invece che si può notare leggendo il Catechismo Olandese “una introduzione alla fede cattolica”; nel primo ci viene presentata un’arida formula: ”una persona in due nature...”nel secondo, Gesù ci sta dinanzi nella sua complessità di essere umano e divino insieme così come in fondo, appare nel Nuovo Testamento. ”Noi dobbiamo stare sulla terra e non innalzarci ad altezze insondabili per capire il Messaggio di Dio “è quanto afferma, riecheggiando il catechismo, il Dr. J.B. Memelsoet che ha collaborato appunto alla stesura del famoso testo; occorre misurare tutto il nostro agire umano sulla Sacra Scrittura ed è compito dei sacerdoti interessare la gente sulla base appunto della S. Scrittura.

Il lavoro dell’Assemblea Pastorale comincia nella parrocchia, in piccoli gruppi dove si osservano i grandi problemi (terzo mondo, pace, guerra, violenza e non violenza, strutture della Chiesa ecc.) sempre alla luce della Bibbia.


Questi che ho cercato di esporre, sono alcuni dei motivi ricorrenti e degli aspetti caratteristici del Nuovo Cattolicesimo Olandese e certo non se ne potrebbero spiegare le cause se non tenessimo conto della particolare situazione storico-sociologica di quel Paese; quindi è necessario ricordare l’atteggiamento tollerante e aperto che ha caratterizzato costantemente questo antico popolo di mercanti, la presenza stimolante dei riformati, le condizioni economiche attuali che favoriscono un relativo benessere, sebbene il Paese non vada esente da alcune delle più note piaghe del sistema capitalistico, come un certo numero di disoccupati ed una frequenza non altissima dei giovani provenienti da famiglie operaie all’Università; rappresentante ideale dello spirito di apertura e lealtà in cui gli Olandesi amano riconoscersi, è Erasmo da Rotterdam la cui causticità nei confronti della Curia Romana, mi pare sia passata in qualche misura, mutati i tempi, in vari teologi Olandesi contemporanei.


Concludendo, penso che l’esperienza post-conciliare della Chiesa Cattolica Olandese, almeno nella sua parte più impegnata, presenti una grande ricchezza di contenuti e proposte valide per qualunque sociologo che non trascuri l’ importanza della fede come componente fondamentale.