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Ipazia di Alessandria - mie riflessioni

Fino a qualche tempo fa il nome di questa eccezionale figura di studiosa vissuta tra il IV° e V° secolo d.C. non compariva sui testi scolastici né se ne parlava tra insegnanti. Il primo saggio su Ipazia fu scritto nel 1720 da un filosofo inglese John Toland. Se ne riparlerà nell’Ottocento in ambito europeo soprattutto tra intellettuali aderenti alla Riforma protestante.

In Italia, sede della Chiesa Cattolica e area della Controriforma, per avere opere di carattere in qualche modo scientifico, sulla figura di Ipazia, bisognerà attendere la seconda metà del Novecento quando, grazie a vari studiosi, si avranno notizie meno romanzate e più circostanziate sulle vicende che ne caratterizzarono la vita e soprattutto la morte. Di notevole importanza ritengo, a questo proposito, una delle opere di Silvia Ronchey “Filosofa e martire : Ipazia tra storia della Chiesa e femminismo”, in Vicende e figure femminili in Grecia e a Roma, a cura di R. Raffaelli, Atti del Convegno di Pesaro , 28 – 30 Aprile 1994 .

Nel campo delle arti visive, il celebre affresco “La Scuola di Atene” di Raffaello Sanzio (1511) presenta, tra i grandi filosofi, una figura che talvolta è stata identificata con Ipazia, ma che pare si riferisca invece, a Francesco Maria della Rovere, amico dell’autore.
Per associazione di idee, mi viene in mente la lettura che Dan Brawn, nel suo romanzo “Il codice Da Vinci", fa della figura seduta alla destra di Gesù nella “Ultima Cena” di Leonardo (1498) identificandola, anziché nel giovane discepolo Giovanni, in Maria Maddalena .

In certi casi si tratta evidentemente di suggestioni, ma se si osserva lo svolgersi nei secoli, della Civiltà occidentale, appare chiara la costante discriminazione esercitata dagli uomini nei confronti delle donne specialmente quando si è trattato di donne capaci di emergere in campi ritenuti di spettanza maschile. Numerosi esempi si possono cogliere anche nelle Sacre Scritture essendo esse ispirate da Dio, ma scritte da uomini .

La Buona Novella annunciata dal movimento di Gesù di Nazareth appare nella storia, come una luminosa eccezione. In quella visione dei valori e dei comportamenti che ne conseguono, le donne sono apprezzate come esseri umani capaci di divulgare la Buona Novella avendo preso parte attiva a quel discepolato di uguali incredibilmente attuato dal giovane profeta nazareno, nella società ebraica del suo tempo così straordinariamente misogina. Le donne seguono Gesù fino al Calvario mentre gli apostoli sono scappati; perfino nelle lettere autentiche di Paolo compaiono nomi di donne dirigenti di chiese domestiche come Giunia, Priscilla ,Febe, donne che “…avevano il loro posto tra i missionari e i leaders più eminenti del movimento cristiano primitivo.” come afferma Elisabet Schussler Fiorenza nel suo testo fondamentale “In memoria di Lei” Claudiana 1990 pag.211.

Purtroppo assai presto il predominio del maschio padrone rioccupò il campo tradendo gli ideali delle origini . Così nel IV° secolo d.C. consolidatasi la Chiesa costantiniana, andò sempre più crescendo il potere delle gerarchie ecclesiastiche; era il tempo di Agostino, di Ambrogio, di Girolamo i più grandi tra i Padri della Chiesa, tristemente noti per la loro spiccata misoginia.
La figura del vescovo Ambrogio esercitò un grande potere sull’imperatore Teodosio il grande che dovette subire una pubblica penitenza impostagli dal grande patriarca per aver massacrato, come rappresaglia, 7000 abitanti di Tessalonica.
Il fatto, comportando la crescita dell’influenza di Ambrogio, determinò l’acuirsi della già intransigente politica religiosa di Teodosio il quale, nel 391, proibì i culti pagani e proclamò solennemente il Cristianesimo religione di Stato.

Ebbe così inizio la persecuzione dei non battezzati, da parte dei cristiani. Alessandria d’Egitto, il famoso centro della cultura neoplatonica, costituì uno degli obiettivi preferiti contro cui far valere la legge e fu appunto Alessandria il teatro in cui ebbe luogo il dramma di Ipazia filosofa, matematica, astronoma e soprattutto insegnante di umanità, apertura mentale e amore della conoscenza, tutte doti altissime, ma espresse da una pagana non battezzata e, per di più, donna.

Nel pensare comune persero importanza la sua professionalità, il suo ascetismo, perfino la sua verginità, mentre assunsero carattere di aggravante la sua bellezza, la sua dottrina, la sua dedizione agli studi . La si accusò di stregoneria e di ogni nefandezza. A questo punto irruppe sulla scena, suscitato, pare, dall’invidia e favorito dall’ignoranza, il fanatismo omicida impersonato dal vescovo Cirillo e dai monaci parabolani.

Ciò che fa più male, in tutta questa vicenda, è secondo me, la valutazione che la Chiesa trionfante fece di un tale crimine. Cirillo fu assolto e poi fatto santo. Le orribili azioni consumate furono censurate quando non furono addirittura riconosciute come merito, per esempio nelle parole del vescovo copto Giovanni di Nikiu riportate da Silvia Ronchey nel suo libro “Ipazia, la vera storia” Rizzoli 2010 pag.178:
E tutto il popolo (cristiano) circondò il patriarca Cirillo e lo acclamò “Nuovo Teofilo”, perché aveva liberato la città dagli ultimi residui di idolatria>.

D’altro tipo sono le parole del cristiano Socrate Scolastico pure riportate nella medesima pagina del libro appena citato di Silvia Ronchey: < E fu una non piccola infamia questa compiuta da Cirillo e dalla chiesa di Alessandria . Perché assassini, guerriglie e cose simili sono qualcosa di totalmente estraneo allo spirito di Cristo>.

Nei secoli si perse il nome e la storia di Ipazia e si continuò a discriminare nei modi più vergognosi le donne e le loro potenzialità distruggendo ogni volta, un incalcolabile numero di preziosi frutti delle loro attività svolte nei vari campi della creatività umana . Come non ricordare allora, quelle donne coraggiose che, incuranti del pericolo e del ridicolo cui si esposero, suscitarono la più grande rivoluzione socioculturale capace di cambiare il mondo: il femminismo? Rivoluzione tuttora in corso benché ancora ferocemente osteggiata ai nostri giorni, da orribili rigurgiti di fanatica quanto assurda misoginia.