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Femminicidi, perché? Cap.I - "Donna = roba" ed altri dogmi.

A chi osservi la situazione della convivenza civile oggi, saltano agli occhi, tra i fatti che i media ci presentano quasi ogni giorno, gli orribili delitti consumati contro le donne per lo più da uomini legati a loro da relazioni di tipo affettivo. Si tratta infatti di mariti, compagni, fidanzati, persone apparentemente normali che, nel commettere tali azioni, usano una ferocia che sfocia talvolta nel suicidio. Perché accade tutto questo?
Cosa può spingere uomini di ceti sociali e di livelli culturali diversi a trattare le donne come esseri da eliminare spesso dopo lunghe persecuzioni, senza curarsi della sorte dei figli e degli altri familiari?

Studiosi di psicologia, medicina, sociologia sono all’opera per dare risposte fondate a questo tipo di domande, ma forse anche altri mezzi possono aiutare le persone comuni a capire in qualche modo le ragioni di questa situazione. Per esempio si potrebbe osservare quanto ci presenta la storia riguardo al problema del rapporto tra uomini e donne. Non occorre risalire molto lontano nel tempo per renderci conto di quanto ancora resista soprattutto tra i maschi, ma non solo, l’idea che l’uomo sia superiore rispetto alla donna e si debba ritenere giusto che sia lui a dominare sia nella famiglia che nell’organizzazione sociale.

Un esempio eclatante di questo stato di cose si ha nell’organizzazione interna della Chiesa Cattolica Romana in cui paternalismo e maschilismo raggiungono il più alto livello. Nel Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica (editrice S.Paolo 2005) circa il rapporto uomo-donna, è significativo osservare il commento che compare a proposito del 9° comandamento “Non desiderare la donna d’altri”, che a pag. 137 dice: “Il 9° Comandamento richiede di vincere la concupiscenza carnale nei pensieri e nei desideri”. Qui si sottolinea il significato del verbo desiderare, ma non si esprime alcuna critica all’espressione “d’altri” con cui la donna è equiparata a “la roba” di cui tratta il 10° comandamento.

Altro brano significativo è il commento al 6° comandamento “Non commettere adulterio”, che a pag. 131 spiega: il 6° comandamento, benché parli di adulterio, vieta tutti i peccati contro la castità che sono, oltre l’adulterio, “la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali”. Sorprende la definizione dello stupro, delitto commesso per lo più sulle donne, come peccato contro la castità anziché contro la persona. La collocazione poi tra questi peccati, degli atti omosessuali, rende evidente l’omofobia e la grave disinformazione in proposito, da parte degli autori del Compendio.

Infine a pag. 91 si trova quanto prevede la Chiesa cattolica riguardo al conferimento dell’ordine sacerdotale di cui si dice che “…può riceverlo validamente soltanto il battezzato di sesso maschile: la Chiesa si sente vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Nessuno può esigere di ricevere il sacramento dell’ordine, ma deve essere considerato adatto al ministero dall’autorità della Chiesa”. Da quanto esposto si ricava che la battezzata di sesso femminile è perentoriamente esclusa dal ricevere tale sacramento, per volontà del “Signore stesso” e per responsabilità della Chiesa, intesa come istituzione formata da soli maschi ai quali spettano il governo, l’insegnamento e le decisioni cui saranno obbligate ad ubbidire anche le femmine.

E l’uguaglianza degli esseri umani creati da Dio maschio e femmina? (Gen.1,27). Evidentemente la Chiesa cattolica trae la sua catechesi dalla Bibbia, opera ispirata da Dio, ma scritta da uomini che risentirono assai della cultura e della mentalità dei vari tempi e luoghi in cui si trovarono a vivere.

(continua)