I miei favolosi anni '30 - Prefazione
Rovistando tra alcuni vecchi quaderni,
ho ritrovato degli appunti annotati alla fine degli anni ’90. Sono
ricordi, emozioni e pensieri di me, bambina, nei lontani anni ’30.
La lettura di questi scritti mi ha suggerito l’idea di utilizzarli per descrivere certi momenti di vita vissuti ormai tanti anni fa, ma ancora molto vivi nella mia memoria.
La lettura di questi scritti mi ha suggerito l’idea di utilizzarli per descrivere certi momenti di vita vissuti ormai tanti anni fa, ma ancora molto vivi nella mia memoria.
I fatti raccontati si svolgono nel mio
paese, una Follonica da poco dichiarata Comune nel 1923, un piccolo paese dalle casette basse
costruite nelle strade sterrate, piene di sole; un borgo marinaro in
origine, affacciato su di uno splendido golfo, diventato poi il
centro industriale del Granducato di Toscana grazie a Leopoldo
II di Lorena, il granduca illuminato che promosse la bonifica del territorio paludoso e vi
fondò uno stabilimento per la lavorazione del ferro prelevato dalle
miniere dell’isola d’Elba. Gli abitanti erano in gran parte ex
contadini che, provenuti dalle campagne circostanti, attratti dal
posto di lavoro offerto dallo stabilimento, erano divenuti operai. Le
donne esercitavano quasi tutte l’impegnativo lavoro di casalinghe
come spose, madri, sorelle e nonne, a cottimo.
All’epoca della mia infanzia l’Italia
era governata dal regime fascista e non mancavano, in paese, persone
che, coltivando idee contrarie alla dittatura e avendo subito
violenze fisiche e morali da parte delle “squadracce”,
sognavano tempi migliori. Noi bambini vivevamo in un mondo povero, ma
sereno, lontano dai contrasti politici, il roseo mondo dei giochi e
delle fiabe. La casa dei nonni rappresentava, per
me, il nido caldo e accogliente in cui potevo godere il premuroso
affetto dei miei nonni materni ai quali ero assai spesso affidata dai
genitori impegnati in una bottega, come si diceva allora, di
“pannina” cioè di abbigliamento frequentata da numerosi clienti
sia tra i contadini che tra gli operai.
La strada era il mondo colorato e
vivace in cui si muovevano venditori ambulanti, cantastorie e figure
caratteristiche, tutti adulti a volte allegramente facondi, altre
volte fastidiosamente litigiosi, ma quasi sempre pronti a dare una
mano a chi ne avesse bisogno.
Nella strada noi bimbi organizzavamo i giochi più divertenti e spesso vi facevamo scoppiare le baruffe più accese che richiamavano sugli usci le mamme preoccupate. Quello della strada era un piccolo mondo spensierato che ci coinvolgeva totalmente nella voglia di muoverci in libertà, di alzare la voce e…di sognare.
Nella strada noi bimbi organizzavamo i giochi più divertenti e spesso vi facevamo scoppiare le baruffe più accese che richiamavano sugli usci le mamme preoccupate. Quello della strada era un piccolo mondo spensierato che ci coinvolgeva totalmente nella voglia di muoverci in libertà, di alzare la voce e…di sognare.